lunedì 16 dicembre 2013

Valzer e paso doble

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Cinque giorni, o quasi, senza connessione. Per scelta: quando sono in giro per quest’Italia così simile ai suoi abitanti – gente capacissima di inventare cibi squisiti con nulla ma di combinare malestri nell’affidare delega e rappresentanza -  preferisco vivere piuttosto che fare life streaming. Cinque giorni che a riprendere in mano mail e messaggi ne valgono parecchi di più e parecchi di meno. Conoscete il mio essere restio nell’intervenire sulla rete eppure su due cose non posso tacere: il valzer RCS Libri e il paso doble IIC Strasburgo. Dirò due piccole cose, per tutto il resto trovate altrove e sulla carta, e da un po’, le mie riflessioni in merito a cultura e editoria oggi. Partiamo dal paso doble IIC Strasburgo. I tori nell’arena sanno che quella composizione così enfatica e suggestiva in realtà non porta bene, almeno per loro. Preannuncia morte. A Strasburgo, una della capitali dell’Europa unita, l’Istituto Italiano di Cultura rischia la fine del toro. Per capirne qualcosa di più e per attivarvi, bastassero le petizioni online, andate qui.
Tocca poi al valzer RCS Libri. Senza entrare nel merito delle scelte e dello stato dell’arte dell’editoria - non perché non mi sia caro ma per brevità e coerenza rimando a quanto scritto e detto ancora di recente (articoli per “Andersen” degli ultimi due anni; intervento a Digital Readers 4, in ottobre a Rozzano; lettera da Francoforte su “LG Argomenti”; …) – varrà la pena sottolineare almeno la distanza dei punti di vista. Distanza espressa dalla scelta delle parole. Sentire riferirsi a Rizzoli Ragazzi come “punto debole”, sentire definire il progetto fin qui portato avanti come uno degli elementi di “debolezza” del gruppo è francamente stordente. Per chi, come me, si occupa di libri e incontra lettori, giovani lettori in divenire, quel progetto era ed è un punto di forza. A sentirlo definire debole verrebbe da ridere. Ma gli interlocutori hanno volti serissimi. Anch'io però ho ragioni serissime. Ragioni che si sostanziano nel guardare a quel catalogo come a uno dei migliori degli ultimi anni. Un catalogo messo insieme valorizzando passato (Bur ragazzi), differenziando proposte su formati, generi e fasce d’età senza aver bisogno di incasellare a ogni costo, innovando con scelte coraggiose (esordienti) e felici incontri di autori (i grandi albi). Ecco, pensavo che tutto questo in editoria fosse forza, ma si sa nonostante ceda volentieri a gusti pop e pulp sono “aspirazionalmente letterario”.